Musei e Mostre

Alla fondazione Rebaudengo una mostra su Blanco e Mahmood

Si è concluso sabato l’Eurovision con la vittoria dell’Ucraina, fortemente votata da un pubblico che ha voluto esprimere la sua vicinanza a questo popolo, ma, nonostante il sesto posto, Blanco e Mahmood restano protagonisti a Torino con una mostra a loro dedicata.
Sino al 29 maggio sarà infatti possibile ammirare presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo l’esposizione Blanco e Mahmood: il mondo nuovo è qui, un progetto nato da un’idea di Simone Marchetti con la Presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e i fotografi Luigi & Iango.
Gli scatti, curati dal direttore editoriale europeo di Vanity Fair, Simone Marchetti e da Irene Calderoni vogliono dar vita ad una mostra dove arte, musica, editoria e celebrità si incontrano per sperimentare nuovi percorsi e nuove collaborazioni, tra rimandi all’antico ed al moderno.
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo si è espressa in tal modo riguardo l’esposizione:

“La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è un luogo libero e propositivo. Ho voluto e creduto importante presentare a Torino un progetto fotografico che ritrae due talenti della nuova generazione musicale italiana, in un momento di così grande attenzione sulla città. La Fondazione è da sempre attenta alle contaminazioni tra forme d’arte. Spero di continuare un percorso di dialogo tra mondi culturali diversi per costruire insieme nuovi orizzonti di significato.”

Questo invece il commento di Simone Marchetti:

“Sono estremamente felice di collaborare attivamente con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Ho sempre pensato a Vanity Fair come a un palcoscenico contemporaneo dove mondi, culture e diversità si incontrano per dialogare e per costruire un futuro migliore. Questo esperimento di arte, editoria, musica e celebrità riunite in una fondazione è solo un altro modo di raccontare il mondo e di pensare al nuovo ruolo che l’editoria si sta ritagliando all’interno dell’informazione e dell’intrattenimento contemporanei.”

Edoardo Valle